Ricordati di sorridere
10,50 €
Antonella Giordano
isbn 978-88-6829-169-3
formato 13×20
pag. 120
Simona è riuscita a realizzare ciò che desiderava da ragazza: il desiderio di affrancarsi dai limiti imposti dalle modeste condizioni economiche della famiglia andando lontano dal paese, in cui era stata costretta a trasferirsi nell’adolescenza. Conclusi gli anni delle scuole superiori, con grandi sacrifici e grazie ai proventi derivanti da lavori precari, riesce a portare a termine anche gli studi universitari, intrapresi, contro la volontà del papà, nell’Ateneo della capitale, dove andrà a stabilirsi dopo il matrimonio. Con la nascita dei figli, riscopre il forte legame con la mamma che, intensissimo durante l’infanzia, si era affievolito in giovinezza fino a sconfinare nell’insofferenza, e avverte il grande desiderio di andare a farle visita nel paese dove l’anziana continua ad abitare, sola e fiaccata dall’incedere degli anni. I ritmi della vita metropolitana e degli impegni professionali, tuttavia, le impongono continui rinvii fino a quando un’amica della madre non le comunicherà che sarebbe necessaria la sua presenza perché la donna ha avuto un malore. L’arrivo in paese diventa motivo non solo per ricordare le profonde trasformazioni della società degli ultimi decenni del secolo scorso ma anche – nel momento in cui apprende fatti che mai avrebbe immaginato fossero accaduti – un passato familiare di cui dovrà riconsiderare molti aspetti.
Il Premio letterario “Donne tra ricordi e futuro” è rivolto alle donne che vogliano ripercorrere e raccontare le proprie e altrui esperienze di vita sul filo della memoria, valori, tradizioni, ricordi, emozioni passate e ancora presenti. Un omaggio alle donne che hanno seguito la famiglia alla ricerca di un futuro migliore e attraverso la scrittura hanno curato il ricordo, il territorio, le persone.
Secondo classificato al Premio letterario “Donne tra ricordi e futuro 2015”, seconda edizione, Sezione “Romanzi”.
L’autrice
Antonella Giordano, laureata in giurisprudenza, è giornalista e tributarista. Ha pubblicato 15 libri e 3.000 articoli in materia economico-fiscale sulle maggiori riviste specialistiche di settore (ex multis: Il Fisco, La Tribuna, Fiscooggi, Fiscalità Internazionale, Corriere Tributario, Tributi Locali-Maggioli, Fiscooggi, Il Corriere Giuridico). Nel 2015 è stata insignita dell’onorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica Italiana per l’impegno sociale e nella comunicazione pubblica. In ambito letterario ha vinto il 1° premio nell’edizione “Il Telescopio 2014” con il romanzo Chryse (Albatros), “Il Mercurio d’argento” nell’ambito del concorso Frame Contest Igea 2008 come autrice dell’opera Il pontile racconta, il 1° premio del concorso “Il Telescopio 2013” con la sceneggiatura teatrale Riflessi in uno specchio, il 3° premio della XIX edizione del concorso nazionale “Mario dell’Arco 2015” con il racconto L’arcobaleno oltre l’orizzonte, il premio “Versi in volo 2015” con la poesia Alla mia mamma (pubblicato nell’antologia Nessun dannato orologio, SensoInverso Ed.).
Francesco –
Si legge con piacere anche se i fatti non fanno sorridere ma riflettere e a tratti commuovere. Complimenti
Chiara –
Ho letto tutto d’un fiato il racconto. Non so se è autobiografico ma sicuramente il coinvolgimento dell’autrice viene trasmesso al lettore con tenera immediatezza. Bello.
Gianluca –
Una riflessione ma anche un messaggio, un ricordo ma anche una emozione. Non potrebbe trovare migliore rappresentazione l’opera dell’autrice che, facendo luce tra le primavere del suo cuore, descrive, con la chiarezza di un animo sereno, una storia di vita a dimostrazione che nulla mai succede per caso. Ed è grazie al coraggio e alla capacità di resistere agli eventi che questo percorso alla ricerca del tempo perduto trova, alla fine, la sua motivazione. L’opera, scritta con semplicità e proprietà di linguaggio, si colora della luce della memoria con cui l’autrice condisce una storia nata e pensata per i buoni sentimenti e raccontata secondo i ritmi della scala armonica dell’animo umano.
Giulia –
E’ strabiliante la capacità dell’autrice di calare il linguaggio tecnico attraverso il quale comunica studi e notizie economiche in una così coinvolgente storia umana. Il libro si legge con piacere e per meditarne i contenuti consiglio di rileggerlo. Bravissima.
Ilaria –
Una lettura davvero piacevole, coinvolgente ed emozionante, che consiglio davvero con il cuore.
Francesca –
Storia ricca di messaggi sapientemente costruita. Molto bello
Alessandro –
Questo libro mi ha fatto vibrare di emozione. Ho seguito la narrazione con partecipazione diretta perché l’autrice ha saputo dosare con maestria il giogo imposto dall’amore radicato, le vicende politico sociali di contorno e l’obbiettivo raggiunto di lanciare un messaggio forte,
Lo stile è scorrevole e delicatamente incisivo.
Traspare il coraggio e la forza della determinazione femminile.
Da leggere.
Gerardo (proprietario verificato) –
Emozioni e sentimenti si trasmettono nella loro interezza solo quando chi scrive li sente con vera intensità, quando c’è dentro di noi un’emozione e un coinvolgimento che ci spinge a comunicare quel sentire. Tutto ciò è in “Ricordati di sorridere” una storia commovente e intensa , un’aiuola in cui spiccano le delicate immagini dei colori dell’anima.
Daniela –
Presentazione del libro “Ricordati di sorridere” di Antonella Giordano
Ho accolto con molto piacere la proposta di Antonella Giordano di presentare il suo libro… per tre buoni motivi.
Il primo motivo è la conoscenza diretta con l’autrice; una conoscenza datata di anni, sorta in quanto colleghe dell’Amministrazione finanziaria, ma sviluppatasi e mantenutasi nel tempo come una vera amicizia, alimentata soprattutto dalla comunanza di valori e di sensibilità. Con Antonella condividiamo anche l’attitudine e la passione per la scrittura, e mi riferisco non tanto alla scrittura giuridica e burocratica propria del nostro lavoro, ma alla scrittura poetica e narrativa che abbiamo coltivato per un’innata propensione, dettata dal bisogno interiore di esprimere e comunicare le nostre emozioni.
Con Antonella condividiamo questo mondo, e la cosa più bella è stata (e qui vengo al secondo motivo) l’opportunità di potere fare del suo libro uno strumento per esplicare quei valori in cui entrambe crediamo, destinando i proventi della vendita, per volontà dell’autrice, a un progetto benefico di solidarietà.
Per una particolarissima convergenza, si tratta di un progetto a favore della vita, rivolto alle donne – alle mamme e ai loro bambini – con una storia di donne. È questo il terzo buon motivo che mi coinvolge: i contenuti del libro. “Ricordati di sorridere”, premiato al concorso letterario “Donne tra ricordi e futuro”, è la storia di uno straordinario rapporto tra una madre e la propria figlia, che si fa omaggio alla memoria della madre dell’autrice e, più in generale, alla vita.
Il libro: la trama, il titolo, i protagonisti
“Ricordati di sorridere “ è la storia di una madre (Gemma) e della sua unica figlia (Simona), legate da un rapporto affettivo talmente intenso da poterlo definire assoluto, indissolubile. Tale esso si presenta sin dalle prime pagine del libro, ne percepiamo quasi fisicamente la straordinaria forza. Gemma è stata sacrificata dalle anguste convinzioni familiari a non proseguire gli studi, per abbracciare il ruolo di moglie e di “donna di casa”. Un ruolo per così dire imposto dall’esterno, contro le sue attitudini e aspirazioni, alla luce di una mentalità che, in un paese del sud degli anni ’50, sembrava non potere concepire la coesistenza, per la donna, delle incombenze domestiche e familiari con un’affermazione intellettuale. Un mentalità maschilista che ha viceversa portato a favorire il percorso di studi del fratello Ciro, sebbene meno brillante e volenteroso nel rendimento scolastico. Il peso morale e materiale di questa forzata rinuncia accompagnerà Gemma e si proietterà sulla figlia Simona. A lei dedicherà con totale abnegazione i sacrifici di una vita per consentirle, all’opposto, di proseguire gli studi, per fare della cultura uno strumento di arricchimento e nel contempo di personale indipendenza. Intorno a questo contrappunto, che ricorre con reiterazione per tutte le pagine del libro e su cui percepiamo lo sguardo amorevole dell’autrice, è sviluppata la trama, incentrata sulle due protagoniste. Parallelamente, questo tema si intreccia con quello dell’ascesa sociale e delle convenzioni (quelle convenzioni che hanno sacrificato Gemma e che ricorrono in altri passaggi del libro) su cui viceversa l’autrice posa uno sguardo critico.
La figura di Gemma viene tratteggiata come una persona solare, che pur nelle rinunce, nelle difficoltà della vita e nei momenti bui resta sempre aperta al sorriso, come è espresso nel bellissimo titolo “Ricordati di sorridere”, parole che vengono rivolte alla figlia e riportate dall’autrice in vari brani. Il sorriso di Gemma non è frutto di uno sguardo superficiale ovvero di una fuga sognante dal mondo, bensì si alimenta di positività, concretezza, capacità di reazione e tenacia di propositi. Gemma viene costantemente rappresentata in un atteggiamento operoso. Ci sembra quasi di vedercela davanti, questa donna dagli occhi verdi che si illuminano e comunicano gioia di vivere, che si affaccenda con grazia femminile al telaio, ai ricami, sulla matasse di lana, a mascherare con piante fiorite le crepe della modesta casa… questa donna intenta con silenziosa solerzia a trasportare le pesanti borse della spesa, a cucinare, lavare, stirare le rigide camicie militari del marito… al ritmo di una giornata che si apre all’alba e si chiude ai rintocchi dell’Avemaria (“la ventiquattr’ore” cui seguiva il ringraziamento del Signore e il riposo notturno, laddove la percezione stessa del tempo si fa espressione di una fede semplice).
La medesima tenacia ritroviamo nella figlia Simona, la bambina che non aveva bambole, che amava i pastelli, le matite colorate e i palloncini, che eccelle a scuola ma, senza ammantarsi di orgoglio, è capace di commuoversi alla miseria umana dei “bambini del torrente”… la bambina che talora sfuggiva alle tensioni latenti tra le mura domestiche per rintanarsi silenziosamente in un angolo dello sgabuzzino e “regalarsi il piacevole abbraccio della solitudine”, la bambina che maturerà nell’età adolescenziale e nella giovinezza una lucida e autonoma capacità di giudizio, unita a una capacità di perseguire con caparbia determinazione i propri progetti di vita.
Sullo sfondo del rapporto affettivo – quasi simbiotico – tra madre e figlia, si muove un contesto popolato di altre figure e scorci ambientali, tratteggiati come sul fondale di un palcoscenico. Viene appena accennata dall’autrice la figura del padre, l’uomo sposato da Gemma sacrificando l’indimenticato primo amore al benestare dei familiari, il marito che lei si troverà costretta a seguire trasferendosi dal rassicurante calore umano del paese d’origine nella periferia anonima e a tratti desolata di una città. Quella del padre è una figura severa, spesso dura, che fa da contrappunto alla dolce aura protettiva materna; tuttavia, dietro l’intransigenza di quest’uomo sempre in divisa che incute soggezione alla figlia bambina, emerge il rigore morale di un “servitore dello Stato”.
Lo stretto legame affettivo tra madre e figlia, espresso in tanti momenti quotidiani di tenerezza (il rito del bagnetto, i lavori di maglieria, il primo giorno di scuola, ecc…) sembra a un certo punto della storia diventare quasi soffocante, facendo emergere ombre di incomprensioni e come un rigurgito di ribellione nella figlia adolescente, ma si riaffermerà ancor più pienamente nel finale disvelando un’inaspettata riconsiderazione del passato.
La forma narrativa e il messaggio del libro
È difficile catalogare questo libro, che è una trasposizione in cui l’autrice si racconta con coraggio, senza infingimenti, facendo prevalere sulla forma del romanzo, tecnicamente intesa, una sorta di diario romanzato. Un diario in cui la vicenda privata e interiore è contestualizzata attraverso spaccati narrativi di accadimenti e tradizioni. L’autrice snoda la storia familiare di Gemma e Simona negli scenari politici e sociali dell’Italia del Novecento e si sofferma a descriverne l’evoluzione, prima con rapidi accenni che vivono nella memoria della madre (il fascismo, la seconda guerra mondiale, il dramma degli sfollati), quindi con narrazione più dettagliata che fa da sfondo alla crescita della figlia, dalla sua infanzia alla giovinezza e infine alla maturità di moglie e madre (la ripresa economica del dopoguerra con tutte le sue contraddizioni sociali, l’ingresso nelle case degli italiani della tv e dei primi elettrodomestici, quindi le lotte studentesche degli anni del liceo e dell’università, il terrorismo…). Nel contempo, l’autrice offre al lettore notazioni di folclore nazionale e regionale, che stemperano con la loro impronta vivace e pittoresca il contenuto amaro e sofferto di alcuni passaggi narrativi. Si animano così alla percezione sensoriale del lettore le melodie canore del trio Lescano, di Nilla Pizzi, di Beniamino Gigli, le preparazioni culinarie dei “vaccarielli”, delle “tielle”, della pastiera, la tradizione della tessitura, del ricamo e del cucito (leit motiv continuamente ricorrente nell’immagine della madre e di Simona bambina), ma anche le atmosfere di paese con il borgo natìo dove ci si conosceva tutti e tutti avevano un soprannome.
“Ricordati di sorridere” è insomma, a parere di chi ve lo sta presentando, un libro difficilmente inquadrabile in una categoria, perché vi coesistono il registro del diario, della cronaca, del saggio. Anche la modalità narrativa muta al continuo intrecciarsi di questi timbri, per cui la forma prevalente, oggettivata in terza persona, si spezza in brevi capitoli dove l’autrice parla in prima persona e dal presente riavvolge la narrazione in retrospettiva sul filo accorato della memoria. Proprio questi brani, fino alla chiusa finale (che non vi svelo per non togliervi il piacere di scoprirla leggendo il libro) sono a mio avviso la parte più toccante del libro, quella in cui emerge il sentimento e che parla al cuore. L’incipit sul mare d’inverno – giocato sapientemente sul contrasto tra il senso dell’infinito e l’esperienza della finitezza della vita terrena, recata dal dolore per la perdita della persona amata – si ricongiunge come in un cerchio al finale, quando l’autrice si riappropria con accresciuta consapevolezza di tutta l’abnegazione e la tenerezza ricevuta dall’amore materno.
Vorrei però sottolineare, in conclusione, che “Ricordati di sorridere” è soprattutto un omaggio all’amore materno, ma non solo. Come accennavo in premessa, direi che più in generale è un omaggio alla vita, da cui tutti possono sentirsi coinvolti. Nella narrazione autobiografica di un passato recente e remoto (vissuto quotidiano magari inverosimile alle generazioni di oggi, eppure, come ci attesta l’autrice, assolutamente autentico) ci vengono proposti contenuti positivi del vivere e valori senza tempo, quali la perseveranza, l’abnegazione, la dignità del lavoro, un ideale di cultura diffusa e condivisa all’insegna della solidarietà sociale.
Vi invito dunque, cari amici intervenuti, a leggere questo libro. Acquistandolo diventerete anche voi parte di un progetto di solidarietà. Leggete il libro e, giunti all’ultima pagina, provate a rileggerlo…perché “Ricordati di sorridere” è un libro che va assaporato più volte, per farsi catturare dalla voce del cuore.
Daniela Solarino
Roma, 7 febbraio 2016 – Sala Parrocchiale di Santa Giovanna Antida
Antonio –
Ho letto con interesse questo libro. E’ coinvolgente la storia e si ravvede la passione con la quale la scrittrice ha voluto raccontarsi. l’ho acquistato in occasione di un evento di solidarietà perchè l’autrice ha destinato il ricavato per i bambini del reparto di neuropsichiatria del Policlinico Umberto I di Roma. Ciò moltiplica lo spessore umano dell’autrice . Consiglio a tutti di leggerlo.