Il concorso esterno nel reato di associazione mafiosa La nuova dimensione relazionale delle associazioni di tipo mafioso
18,00 €
Pagine: 240
ISBN: 978-88-6829-044-3
Formato: 16×24
L’Opera si incentra sulla disamina di uno degli aspetti più significativi dell’agere delle consorterie criminali di natura mafiosa, vale a dire il fenomeno del cd. concorso esterno. Locuzione, questa, che indica quelle condotte di ausilio alle congreghe mafiose da parte di soggetti non organici alle stesse.
Si tratta di una nuova dimensione relazionale delle associazioni mafiose, che consente alle stesse di acquisire perigliose aderenze al tessuto civile.
Il Volume analizza la congerie di ermeneutiche che ha caratterizzato il dibattito in merito alla configurabilità di un concorso esterno nel reato di cui all’art. 416-bis c.p. In tale contesto, il libro prospetta un’analitica evoluzione delle soluzioni giurisprudenziali sul tema, in uno alla disamina delle posizioni assunte dalla dottrina; evoluzione, in esito alla quale può dirsi che il concorso esterno abbia ormai una propria autonomia concettuale nel tessuto normativo penalistico.
Prius logicamente necessitato di tale disamina è l’analisi del reato contemplato dall’art. 416-bis c.p. e dei macrofenomeni criminali italiani di matrice mafiosa che interessano il territorio nazionale: Cosa Nostra, ’Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, Stidda e Basilischi. Del pari, ontologica e consequenziale preliminarietà presenta il vaglio della figura del partecipe, quidstrumentale alla verifica di quale spazio residui e connoti le condotte di concorso esterno.
Condotte che disvelano una endemica peculiarità criminogena delle mafie italiane moderne, protese ad affrancarsi dal corredo di dialettiche violente che storicamente ha caratterizzato il loromodus operandi.
Ne discende una nuova tipologia di associazione mafiosa, “compartecipata” da politici, imprenditori, professionisti, esperti di finanza, tutti orbitanti a margine della complessa architettura delittuosa dei sodalizi, in nome di un lucroso sposalizio d’intenti. Sono queste le teste di ponte che consentono alle congreghe malavitose di ingerirsi in ogni contesto produttivo con una nuova interfaccia, che offusca la percezione, da parte della collettività, del disvalore sociale e giuridico di esse.
Ne deriva una mafia più “civile” e una società civile più “mafiosa”.
Efficace mimetismo e duttilità organizzativa, senza smarrire l’arcaica auri sacra fames, sono gli stilemi che presentemente connotano le associazioni mafiose italiche in esito al processo di affinamento delle loro metodiche operative che si è registrato negli ultimi trent’anni.
Il prefato quadro impone la riflessione per la quale una mafia silentemente allineata alle diverse componenti della società è forse più insidiosa di una che manifesta la sua presenza in maniera evidente, in quanto riesce ad attrarre nella propria orbita porzioni sempre più consistenti di società civile.
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